di C.M.
Mi trovo a Torino per seguire una partita di rugby e, visto che questa si disputa la sera, decido di pernottare in città. All’uscita della stazione prendo un taxi per arrivare in albergo e il tassista, gentilissimo, mi spiega il tragitto che devo fare per arrivare a piedi, l’indomani mattina, al Museo Egizio che mi sono promessa di vedere… Dice: “Allora, giri a destra e vada sempre diritto poi, dopo il semaforo che oltrepasserà, sulla destra vedrà Piazza San Carlo, la attraversa e sulla sinistra troverà un’altra strada; la prende e cinquanta metri è all’Egizio.”
Peccato che si sia scordato di dirmi che, prima di arrivare al semaforo, sempre sulla sinistra e a un centinaio di metri, avrei scorto con la coda dell’occhio Piazza Castello… La attraverso sotto un’acqua battente e senza ombrello ed entro a Palazzo Madama. (Certo, non sto a raccontarvi dei problemi con gli armadietti che non si aprivano e a causa dei quali ho dovuto chiamare il personale, e che in seguito a questo ho stretto con loro “amicizia”!). Tra un contrattempo e l’altro, inizio la visita alle sale, meravigliosa, che si conclude con la mostra Time Table. A tavola nei secoli: allacciandosi al tema dell’Expo, Palazzo Madama ha organizzato questo viaggio che comincia dal Basso Medioevo e arriva fino al Novecento. Il tema “Nutrire il Pianeta” è visto da una comoda sedia posta attorno a una tavola imbandita, sulla quale sono disposte le stoviglie che mutano temporalmente e a seconda della loro provenienza geografica.
Ti accoglie… di spalle, la Carubina di Mence (1550 ca.), di Romano Alberti detto “Il Nero da Borgo Sansepolcro”, che sembra quasi stia vigilando sulle mosse del visitatore. L’eleganza di questa statua di legno di betulla è talmente perfetta da togliere il fiato e, con quei suoi stivali rossi e null’altro indosso, crea un’atmosfera che ha del surreale.
Naturalmente vengo attratta, da subito, da una teca contenente porcellane con disegni geometrici e coloratissimi su base bianca, dalle forme pulite e sinuose. Sono parte di un servizio di stoviglie del designer Gio Ponti (1967) che ha saputo creare immagini utilizzando il cerchio e le sue modifiche, i ritagli dello stesso che, sovrapposti, diventano per l’occhio fiori, foglie e girandole, definendo le varianti con un taglio netto senza nessuna sbavatura. Presso Time Table è possibile vedere, fino al 18 ottobre, anche oggetti quotidiani legati al periodo “dell’apparecchiata” come, nello specifico, la radio TS522 o il televisore portatile ALGOL 3di Brionvega.
Finita la visita, terminata la pioggia, entro a Palazzo Reale… il Museo Egizio? Alla prossima.
Copertina: Neri Alberti da Sansepolcro, Carubina di Mence, 1559, legno dipinto