«Lentamente ma inesorabilmente, gli astronomi sono invitati allo studio dei cambiamenti climatici. Raramente sollecitati a partecipare al dibattito che solleva violente polemiche, gli specialisti del Sole nascondono sempre più difficilmente la loro perplessità sui risultati dell’IPCC che esonerano il Sole dal riscaldamento globale. Per gli esperti dell’IPCC il Sole è una “costante” nei loro calcoli, mentre gli astronomi la considerano una stella variabile… gli effetti retroattivi nonlineari e/o cumulativi dell’irraggiamento solare sul campo magnetico solare, sulla magnetosfera e atmosfera terrestre potrebbero influenzare il clima terrestre molto più di quanto si immagini oggi». Guillame Aulanier, Osservatorio di Parigi, 2009.
Una serata con un argomento scottante: il ciclo di conferenze collecchiesi I venerdì dell’astronomia, sponsorizzato da Fermoeditore e Ottica Deneb, si è infatti concluso con il Prof. Stefano Sello (INRIC-Ricerca – H.A.S.O. Pisa – NASA-NOAA /SWPC) e la sua conferenza dal titolo “Il Sole e il clima: stato dell’arte delle ricerche moderne”.
Quali sono le connessioni fra il sole e il clima? L’attività solare è stata eccezionalmente alta nel XX secolo se confrontata con gli ultimi 400 anni: il flusso dei raggi cosmici galattici può influenzare il clima terrestre attraverso la formazione di nubi nella bassa troposfera, e durante i periodi d’intensa attività si riduce a causa dello scudo magnetico solare. In più, il ciclo solare attuale, il 24° (un ciclo dura 11 anni) è in ritardo e rappresenta una sfida per le idee e i paradigmi consolidati sulla dinamica solare.
L’attuale riscaldamento globale è innegabile: ma come dev’essere interpretato? I cambiamenti climatici, per i quali si è rilevata una periodicità di circa 60 anni, fanno parte della storia del nostro pianeta: lo conferma la Paleoclimatologia, che ricostruisce il clima di epoche remote analizzando gli anelli degli alberi, i carotaggi dei ghiacciai, i sedimenti oceanici e altro. Le cause sono molte: tettoniche, astronomiche, atmosferiche (gas serra, riflettività solare dovuta a nubi, polvere vulcanica, calotte polari). I modelli climatici non tengono però conto dei cicli di 60 anni, rintracciabili in molti segnali naturali. Secondo alcuni modelli basati sulle dinamiche planetarie, il 60% dell’aumento di temperatura dal 1970 a oggi è infatti attribuibile a questa periodicità. E in base alle possibili combinazioni dei dati satellitari si può stimare anche un 65% dell’aumento di temperatura, dal 1980 a oggi, dovuto al contributo solare.
Di recente il riscaldamento ha subito un notevole ridimensionamento a causa della Niña – fenomeno ciclico associato alle temperature più fredde della norma nell’Oceano Pacifico Equatoriale, controparte del Niño, associato a una temperatura più alta della norma – che fra alti e bassi domina da oltre un anno. Il 2011 è stato il nono anno più caldo dal 1880, e ci si chiede cosa accadrà. Ci attende uno scenario bollente o la glaciazione? Purtroppo, sulla base dei dati e modelli attuali l’unica conclusione certa è che il pianeta se la caverà come sempre… con o senza di noi.