Questa frase del geniale Bruno Munari accoglie i visitatori del sito di Cinzia Munari, libraia e pittrice. Come leggiamo nelle brevi note biografiche, Cinzia è nata a Lodi, e dopo un primo periodo artistico trascorso a Milano si è trasferita nel parmense dove è rimasta in attività fino alla fine del 1996; ha poi continuato a lavorare solo per i suoi collectors, per riprendere la produzione di opere nel 2005. La base operativa dell’artista è Noceto: grafica pubblicitaria e internal designer, Cinzia si occupa anche di marketing sportivo ed è proprietaria della libreria A testa in su nel centro del paese.
Munari, un cognome importante… sei parente del grande Bruno?
«Non sono parente di Bruno, ma probabilmente è un cognome “artistico”… amo la frase che riporto nel sito perché mi è capitato di essere vicina ad alcuni miei lavori durante le esposizioni e sentire gente che diceva che sarebbe stata capace di fare lo stesso, perciò quale frase migliore se non quella di Munari? E come lui adoro lavorare con i bambini (vedi il laboratorio “Matisse per un giorno” fatto con la libreria), certo è che lui era un genio, basta leggere qualche suo libro.»
Quando hai iniziato a dipingere?
«Ho iniziato giovanissima, ma alternavo periodi di produzione a periodi di inattività, anche perché vivendo a milano con un giro di amici artisti, dalla moda alla canzone al giornalismo, era dura restare fermi su un settore. Però finivo sempre con dei pennelli in mano e quindi il mio “destino” sarebbe stato sicuramente quello delle “tele”. Un professore di disegno (Sportelli) una volta mi diede come voto un 15, era un Cristo sulla croce con pastelli a olio… già usavo i neri, i viola, i giallo scuri… e mi disse che non poteva usare una valutazione inferiore perch sarebbe stato un ulteriore insulto a un uomo già crocifisso!»
A chi ti ispiri nei tuoi quadri? Quali sono i tuoi artisti preferiti?
«Non mi ispiro a nessuno, butto giù colore e basta. Artisti preferiti Warhol, Basquiat e Haring.»
Cosa ti dà il dipingere? Che sensazioni provi?
«Dipingere per me è scaricare tensioni, sentimenti, qualcosa che non riesco a dire (e per questo sono molto fortunata perché il poter esprimere qualcosa che poi altri vedono è positivo) è una sensazione… non lo so… come dei crampi allo stomaco. Ormai non uso più nemmeno i pennelli, mi metto i guanti di lattice e affondo le mani nei barattoli del colore e sento questo liquido denso che mi spinge a metterlo sulle tavole di compensato e muoverlo, ma è lui alla fine che decide dove andare…»
Hai mostre in corso o prossime da segnalarci?
«Adesso sono ferma ma ho partecipato a due mostre a Londra e Roma concluse da poco. Vorrebbero farmi fare una personale però ho poco materiale nuovo, inoltre una delle ultime che ho fatto mi ha portato via un mese di lavoro solo per la preparazione degli allestimenti nella location: ahimè, sono una perfezionista.»