Amati e rispettati come dèi, temuti e odiati come demoni: i gatti neri hanno avuto nei secoli vita tribolata. E anche oggi non sono ben visti da tutti. Sacri a Iside nell’antico Egitto – in caso d’incendio o altra emergenza che costringesse ad abbandonare la casa, per legge e pena la morte i gatti dovevano essere salvati prima dei familiari o degli oggetti – anche nell’antica Roma erano considerati di buon auspicio e quando morivano venivano cremati, le ceneri sparse sui campi per favorire il raccolto ed eliminare le erbe infestanti.
È nel Medio Evo che i gatti neri diventano nemici da distruggere, bruciati sul rogo insieme alle presunte streghe (era proibito perfino nutrirli). Ma in Europa si trovano anche esempi positivi: originaria del sud della Francia e conosciuta in Inghilterra, l’antica leggenda del Matagot parla di uno spirito che assumeva la forma di un gatto randagio di colore nero. Il Matagot vagava in cerca di padrone e poteva portare una grande fortuna ma doveva essere trattato molto bene: per propiziarselo era necessario offrirgli del pollo arrosto e farlo entrare in casa; poi, per avere monete d’oro ogni mattina bastava dare al micio, a ogni pasto, il primo boccone di cibo preso dallo stesso piatto del padrone. In Irlanda invece il gatto nero è associato alla magia e al ceppo di Natale.
A parte le valenze positive e negative del colore – ci sono trattati in abbondanza – e i precedenti storici, il nero è probabilmente collegato a un DNA pestifero: chi ha, o ha avuto, mici neri non potrà che confermarlo. O forse le persecuzioni hanno fatto sì che il micio nero sviluppasse un carattere speciale.
Tanto per fare un paio di esempi, quando voi avete finito da un pezzo le vostre energie il gatto nero ha appena iniziato le sue; in lui, le tipiche dimostrazioni di felino fastidio raggiungono la massima potenza: prendendolo in braccio si esibirà in scene come “la zampa sul naso scaccia-umano” oppure “fingo indifferenza mentre studio vie di fuga”. Nessuno come lui sa esibirsi nella famosa imitazione dell’affettatrice (controllate, ha sempre le unghie più affilate dei mici di altri colori).
Curiosa poi la sua spiccata tendenza al mimetismo: indipendentemente dalle dimensioni, per il riposino – uno dei tanti – preferirà maglioni, borse, guanti, coriandoli o qualsiasi oggetto nero. Mettetelo alla prova. E se “di notte tutti i gatti sono bigi”, per il nerino è consigliato un collarino fosforescente anti-inciampo…
Per le informazioni storiche: www.eleonorapiraino.it e www.felis-files.it
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