Nel giugno del 1982 sulla rivista A Suivre è stata presentata al pubblico francese la prima puntata de Les Murailles de Samaris, primo dei venti albi che costituiscono il corpus dell’opera pubblicati in Belgio da Casterman dal 1983 a oggi. Ne Les Cités Obscures, Francois Schuiten e Benoît Peeters hanno creato un vero e proprio mondo fantastico dotato di un elevato grado di coerenza interna, una serie a fumetti che ha come protagonista la “città oscura” che di volta in volta assume nomi e aspetti diversi.
Quelli di Peeters sono racconti di città immaginate e di città immaginarie, storie che si ispirano dalle visioni di Verne, alle psicosi esistenziali di Kafka, al “risentimento” di Walter Benjamin ma soprattutto dalla poetica di Jorge Luis Borges attraverso la quale vengono delegate ad altre realtà, mondi paralleli, o slittamenti temporali, l’appassionata critica a quella classe dirigente che specula impunemente sullo sviluppo urbanistico delle città.
Il meticoloso disegno di Schuiten, che si ispira nei chiaroscuri alle incisioni di Gustave Dorè e Giovan Battista Piranesi, illustra un’architettura divenuta allegoria di se stessa, declinando sapientemente gli stilemi di Victor Horta alle utopie imperialiste di Albert Speer, al barocco del monumentale effimero alle visioni futuristiche di Antonio Sant’Elia, mentre le delicate scelte cromatiche utilizzate sono il frutto dalle lezioni stilistiche del genio creativo di Winsor McCay.
Le città sono sempre le protagoniste di storie di uomini e donne che vivono sul riflesso di un mondo reale, in un tempo e in uno spazio sospeso in una sorta di “futuro anteriore” delimitato da confini labili e poco definiti. La vita dei personaggi che si avvicendano è spesso dominata dalla straordinaria “sovrastruttura” che li ospita, molti soffrono di mali imputabili direttamente all’architettura o alla forma urbana nella quale vivono. Sono storie che si svolgono in un clima che rievoca l’entusiasmo, lo stupore e la meraviglia che caratterizzavano i nuovi traguardi della ricerca scientifica, dell’evoluzione tecnica, e dello sviluppo industriale che furono propri della Belle Époque. Quel senso del meraviglioso che, in un’ottica positivista investiva molteplici aspetti della realtà e che, negli anni, è andato irrimediabilmente perduto.
Consiglio la visita alla mostra “BELGIO – IL REGNO DEL FUMETTO” presso WOW Spazio Fumetto, viale Campania 12, Milano. Fino al 6 ottobre 2013
Le immagini sono tratte dall’edizione belga pubblicata da Casterman