Contaminazioni. Lontano dagli scenari di film apocalittici e disastri ambientali, contaminare sembra l’imperativo creativo del momento. Ambiti e ambienti sconosciuti si fondono per dare vita a qualcosa di nuovo, inaspettato e stimolante. È l’ingresso nello scenario del possibile, dove tutto ha il diritto di essere. Cinema, fotografia, arti visive, musica… e moda.
Le creazioni tessili non sono estranee al mondo dell’arte, non solo per ispirazioni ma per essenza: cosa sono se non il risultato di artisti che danno forma alle loro opere su tessuti e stoffe anziché su pellicole o tele? E quest’anno la moda femminile si contamina di materiali e forme che, in teoria, non le sarebbero propri, come le corde di Central Saint Martins: cappi e nodi avvolgono vestiti, corpi, volti. La corda crea movimento o lo ferma, immobilizza al corpo tratti di stoffa e ne lascia aperti degli altri che liberano scorci di pelle, oblò di materia umana. È l’umanizzazione dello stile, come gli abiti a ventaglio della stessa collezione: lontano dai plissè leggeri la stoffa si fa dimensione architettonica e si erge, anziché scendere fluida, sui volumi delle spalle, della vita e delle gambe.
Una costruzione la si tocca, la si guarda, la si abita, tutt’al più, e da oggi, la si indossa. E la forma solida lascia sempre spazio a un frammento di vita, di essere umano, del resto si contamina qualcuno o qualcosa e la componente viva non può restare estranea alla forma creata.
Basta guardarsi intorno, palazzi, centri commerciali, capannoni industriali che crescono fendendo l’aria e occupando il paesaggio, attraversando qualunque periferia si vedono scheletri di architetture in disuso o mai finite: come vestiti appesi in un armadio. L’arte, in qualunque sua forma trae ispirazione da ciò che la circonda, naturale perciò che la moda si vesta di volumi solidi, e le creazioni della Central Saint Martins non sono le uniche, anche gli abiti della stilista Mary Katrantzou si ergono sulle silhouette: non seguono il corpo, lo nascondono, come farebbe un palazzo con i propri inquilini: i colli svettano verso l’alto come grattacieli e la linea della spalle si alza, tesa, come un davanzale.
Siamo una società industriale e quello che indossiamo lo riflette, qualcuno potrebbe obiettare che siamo anche una società tecnologica e multimediale, e sicuramente il riscontro non tarderà a palesarsi, c’è solo da capire come si traducano in abiti microchip, web e password…