Tutti noi abbiamo letto Topolino anche solo una volta. Io avevo anche ottenuto delle medaglie di giovane esploratore con non ricordo quale concorso o raccolta punti, le conservo ancora con tutti i bei diplomini che mi mandavano a casa, però…
… Però non ho mai consumato un pasto seduta a un tavolo a forma di formaggio con i buchi, e pensare che ci sono bambini che hanno la fortuna di poterlo fare perché un “eccentrico” signore, che di nome fa Giuseppe Di Somma e di lavoro fa il designer, lo ha realizzato tempo fa…
Simpatico il tavolo formaggioso disneyano
Chi guarda i miei lavori è trasportato nel “regno dell’impossibile plausibile”, come scrisse Walt Disney, e Betty Boop baristorante è un divertente omaggio al mondo del fumetto. Un sogno da grande produzione cinematografica, con tavoli a forma di giganteschi fiori coloratissimi e gustose fette di groviera. Il mio linguaggio fumettistico viene filtrato attraverso la cultura del design. Le forme si semplificano, i segni sono mega e il fumetto diventa parte dell’arredo. L’uso del colore è importante. Colori forti, decisi e contrastati, colori spiazzanti, coinvolgenti, in combinazioni che creano allegria e piacere, attraendo chi osserva e invitandolo a immergersi nel mondo della fantasia. I miei progetti spesso hanno una visione distorta da grandangolare, posti in uno scenario fantasmagorico d’azione e sentimento, di forme e colori, gioioso e giocoso, un’esperienza emozionante. È il mondo dell’infanzia, del fantastico, è la voglia di tornare bambini. Trovo sempre il modo di infondere d’ironia i miei lavori, per divertirmi e divertire.
E le lampade da parete? “Inusuali”, le sue
I box della collezione Switch.on-switch.off sono al confine tra il linguaggio dell’arte e quello del design. Sono “segnali domestici”, presenze che giocano con luce e colori mixando sogni, memorie e misticismo. Passando così da ammiccamenti ironici all’iconografia dell’arte contemporanea si arriva al recupero di “oggetti della memoria” e di “culto”.
Il futuro è Visual, secondo lei?
Oggi il visual è una disciplina complessa e propone lo spazio come area di comunicazione multisensoriale utilizzando un range di strumenti che va dalla fabbricazione di scenari fisici alla costruzione di realtà virtuali.
Work in progress?
La personale dei miei “autoritratti”. Giuseppe dai millevolti, un po’ di Diabolik e un po’ di Ethan Hunt in Mission Impossible, diventando così DisommiK.
Giuseppe Di Somma, architetto, insegna Visual Merchandising e Visual Communication al Polimoda di Firenze.
Il suo sito internet: www.giuseppedisomma.it