Esiste un club dove per entrare bisogna essere morti a 27 anni, dopo una vita all’insegna dell’esagerazione, una vita da musicisti maledetti. In pochi ne tengono conto ma il vero capostipite di questo macabro gruppo è Robert Johnson, uno dei più grandi chitarristi blues, morto proprio a 27 anni, il 16 agosto del 1938 in circostanze misteriose. Aveva doti di chitarrista non indifferenti e un grande del rock, Eric Clapton, disse di lui: “Per me Robert Johnson è il più importante musicista blues mai vissuto, non ho mai trovato nulla di più profondamente intenso”.
Da giovane Johnson non era un bravo chitarrista e la sua voce non era quella del grande Johnson degli anni ’30, quello che aveva venduto la sua anima al diavolo, a un demone Voodoo di nome Papa Legba. Nelle sue canzoni parlava di ”un demonio sulle mie tracce”, e quel demonio cominciò a inseguirlo dalla notte in cui, deluso dalle sue scadenti performance musicali, si sedette ai bordi di un crocevia desolato. Quella notte Papa Legba chiese l’anima di Johnson in cambio di doti straordinarie, l’anima in cambio di una chitarra blues in grado di entrare nella storia.
Da quella notte nessuno ebbe più sue notizie fino a un anno dopo, quando ricomparve dotato di straordinarie doti musicali. Da quella notte Robert Johnson divenne il più grande esponente del delta blues, divenne leggenda. A oggi nessuno sa come sia morto Robert Johnson: c’è chi parla di avvelenamento, chi di una serie di coltellate, altri chiamano in causa la magia nera. Nessuno sa neppure dove si trovi la sua tomba, vicino a Greenwood esistono ben tre pietre tombali a suo nome: nella chiesa di Mount Zion c’è un obelisco con incisi tutti i titoli delle sue canzoni, nel cimitero di Payne Chapel una lapide riporta l’incisione ”Resting in the blues”, mentre a nord di Greenwood, lungo la Money Road, nel cimitero della Little Zion Church, c’è un’altra lapide a suo nome recentemente restaurata dalla Sony Music.
Quando morì, Johnson aveva 27 anni, come Kurt Kobain, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones e molti altri. Potrebbe trattarsi di coincidenze oppure anche loro avevano stipulato lo stesso patto con il demonio: un talento inaudito in cambio dell’anima. Se così fosse, allora Papa Legba era presente anche quando i Cream suonavano, per la prima volta dalla morte di Johnson, Cross Roads davanti a migliaia di giovani scatenati; quando, nel ’69, Mick Jagger si esibiva nel Midnight Rambler sul palco del Madison Square Garden; quando Jim Morrison narrava dell’omicidio del padre e dell’amore incestuoso con la madre; quando i Nirvana sfasciavano strumenti in qualche locale di Seattle. Probabilmente si tratta di coincidenze ma una cosa è certa: nessuno dei componenti del Club 27 ambiva al paradiso.