Lo sfondo è spesso scuro, occupa solo parzialmente la superficie della tela e il nero cola con gocce e sbavature sulle zone non dipinte. Le pennellate sono ampie e fluide, veloci ed esatte, immateriali e allo stesso tempo reali.
Per Massimo Lagrotteria (Carpi, 1972) dipingere è un’esigenza intima, un bisogno che non lo abbandona mai e che lo spinge ogni giorno all’interno del piccolo atelier dove riesce a lavorare su supporti di grande dimensione e di varia natura: dalle tele alla carta da pacco, il pittore usa materiali diversi che gli permettono di raggiungere risultati espressivi mai scontati. Il tema prevalente è la figura, umana soprattutto (notevoli i tuffatori e i lottatori di sumo, con i loro corpi protagonisti), ma tra i lavori più recenti un cavallo di profilo reca in sé tutta la potenza della natura, la fisicità di un corpo muscoloso e possente e l’armonia con uno spazio rarefatto eppur presente.
Ma i volti sono i soggetti che più spesso compaiono nelle opere di Lagrotteria: di profilo e di fronte, hanno sempre un’origine fotografica che la pittura decontestualizza e interpreta in chiave nuova, rimodula in base a un profondo classicismo che ispira l’artista – autodidatta – fin dai suoi primi lavori e trapela senza essere un rimando diretto, solo un lieve sottofondo che guida la mano nella resa anatomica, nella prospettiva, nelle superfici dalle cromie fredde ma mai asettiche, che trascolorano in una infinita leggerezza e a tratti si accendono di emozione. Emozioni, sì, ma anche inquietudini sottili, messe in scena di stati d’animo che transitano dalla risata inconsulta alla manifestazione di una gloria effimera.
Ed è proprio la “gloria” il cardine su cui si sviluppa l’ultima ricerca di Massimo Lagrotteria e che ha dato luogo alla serie In excelsis homo, ideata appositamente per l’edizione 2014 del Festival Filosofia di Modena ed esposta dal 13 settembre presso la Dark Room SilmarArtGallery di Carpi. Alla gloria Lagrotteria dedica, oltre ai dipinti – figure che “sembrano esseri cui, un tempo, era toccata in sorte una scintilla divina, una briciola di assoluto, un’ impronta di quello spirito che li rendeva capaci di “dire di no”, di trascendere la realtà data” – una nuova sperimentazione: sculture a tutto tondo realizzate con materiali resistenti e pesanti – cemento, ferro – con cui porta i suoi visi nella terza dimensione e li stacca dalle pareti, collocandoli open air nelle piazze, tra la gente.