La strada che costeggia la valle del torrente è di quelle strette, ombrose e fresche, in lontananza il corso d’acqua si apre con spiaggette chiare e tranquille. Una breve – e ripida – discesa ed ecco la casa, con l’ex fienile ancora stipato di mobili e oggetti raccolti dal padre antiquario. Sotto gli alberi, due coppie di fieri leoni cinesi: antichi, imponenti, candidi nel loro marmo bianco, fanno la guardia all’edificio in pietra a vista che si aggrappa alla roccia dell’Appennino.
Lucia Conversi ha scelto di abitare in un luogo isolato, dove la natura è spesso un’amica e talvolta una minaccia – il terremoto, i cani randagi –; dopo aver studiato all’Accademia di Brera, qui ha trovato un rifugio e un luogo dove poter dipingere e disegnare. L’atelier è come lei, luminoso e trasparente, ospitale e accogliente: pieno di tele, finite o in corso d’opera, dominato da un torchio per le xilografie dei libri d’artista, e in un angolo un’inquietante maschera da combattimento dai colori sgargianti si intona con le Risse. Questo, appunto, il titolo di una delle ultime serie di dipinti di Lucia Conversi che, ci spiega, più che al gesto in sé, alla violenza dello scontro, è interessata al contrasto tra i gli uomini ben vestiti, con le loro giacche dal taglio sartoriale e le loro camice stirate, e quello che succede alle vesti durante i movimenti sgraziati e convulsi delle lotte. I tessuti si strappano, manifestano pieghe inaspettate e rivelano il carattere litigioso che può nascondere un corpo curato che indossa abiti eleganti. “Le pieghe sono antri dove si concentrano le ombre, lontane dalla luce forte che brucia i colori; sono zone dense di colori e sfumature, che non sempre siamo fieri di mostrare ma che esistono, e come la nostra parte meno civile spingono per uscire”, scrive l’artista.
Differente, anche se il punto di partenza è il medesimo, il discorso sulle Fighting Cholitas, le donne boliviane che si guadagnano pochi spiccioli prestandosi a combattimenti spettacolari a cui spesso assistono i loro figli: vestite con ampie gonne e sottogonne di pizzo dai colori sgargianti, che la tavolozza cromatica scelta dalla pittrice smorza in toni più sobri, nel loro tentativo di mettere in scena un’innaturale cattiveria, queste figure possenti emanano un senso di dolcezza e di reciproca solidarietà.
Ma la pittura per Lucia Conversi è un passo compiuto dopo un lungo percorso che ha origine nell’illustrazione, e a questa pratica – ora high-tech – continua a tornare con progetti interessantissimi sostenuti dalla casa editrice Elàstico, con cui ha realizzato due App che illustrano storie antiche e sempre attuali, Pinocchio e Ulisse. Prodotti interattivi destinati ai bambini ma che conquistano prima di tutto gli adulti, dove la mano dell’illustratrice si fonde con la competenza tecnica del programmatore che le ha fornito strumenti oltre che spunti sulle possibilità creative di un racconto ricco di dettagli e di effetti “speciali” curati con attenzione.