Thoma Vuille, alias Monsieur Chat, ci introduce al suo sito con una dichiarazione d’intenti: “Il contesto del mio lavoro è la città, le sue strade, i suoi muri, e gli occhi di chi la abita. Cerco di creare supporti per la narrazione della città da parte dei suoi abitanti, che partecipano alla nascita e allo scambio di una cultura di prossimità”. Una motivazione precisa e seria che si cela dietro le allegre fattezze di un grosso gatto tondo e giallo, a volte alato, sempre sorridente come il Gatto del Chesire. Potete vederlo apparire a Lisbona, Tangeri, San Paolo, Sarajevo, Francoforte, Berlino, ma anche in Vietnam, in Senegal o in Cina. Oppure in un libro, dove sono raccolte alcune delle sue “imprese”.
Il primo gattone di M. Chat è apparso a Orléans, in Francia, nel 1997; l’artista è riuscito a rimanere anonimo fino al 2007, quando Thoma Vuille è stato “beccato” mentre disegnava. Il culmine della fama risale al 2004, anno in cui Chris Marker realizza il documentario Chats Perchés: in occasione della prima del film al Centre Pompidou di Parigi M. Chat ha dipinto un enorme micio di 30 metri per 30 sulla pavimentazione della piazza antistante il Centro.
Da bravo graffitaro, Vuille ogni tanto incappa in problemi legali: di recente è stato citato in tribunale per aver “gattato” un muro della fermata métro Châtelet a Parigi (tutti i dettagli sul suo blog).
Sul suo sito ufficiale trovate foto, video, merchandising.
L’immagine di questo articolo è presa dalla pagina Facebook di M. Chat.